STMicroelectronics, il colosso italo-francese del settore dei semiconduttori, costruirà un nuovo impianto a Catania con un investimento di circa 750 milioni di euro. Nello specifico è prevista per il 2023 una linea dedicata alla produzione di substrati in carburo di silicio (SiC). In pratica si tratta di componenti chiave per alimentatori, inverter per eolico e solare, motori industriali, veicoli ibridi ed elettrici di nuova generazione. Un’alternativa alle soluzioni più convenzionali in silicio. I dispositivi basati sul carburo di silicio consentono “una maggiore efficienza del sistema, una commutazione più rapida, minori perdite e una migliore gestione termica”. Si possono quindi progettare unità di alimentazione più piccole e leggere caratterizzate da una maggiore densità di potenza. STM stima che con questo approccio un veicolo elettrico possa superare i 600 km di autonomia, ridurre il peso mediamente di 150/200 kg e stressare meno le batterie.
Negli ambiti industriali e robotici, nonché negli alimentatori per server e nei sistemi di conversione dell’energia solare, rispetto al silicio, si possono registrare perdite di potenza inferiori, una riduzione delle dimensioni e dei pesi dei sistemi, e una riduzione del costo di possesso del 20%. L’investimento complessivo sarà spalmato in cinque anni e avrà anche il supporto finanziario dello Stato italiano nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Anche perché il Ministero delle Finanze è presente nell’azionariato con il 13,75% delle quote. A regime sono inoltre previsti 700 nuovi posti di lavoro.
Fonte Repubblica: Dario d’Elia
STMicroelectronics, il colosso italo-francese del settore dei semiconduttori, costruirà un nuovo impianto a Catania con un investimento di circa 750 milioni di euro. Nello specifico è prevista per il 2023 una linea dedicata alla produzione di substrati in carburo di silicio (SiC). In pratica si tratta di componenti chiave per alimentatori, inverter per eolico e solare, motori industriali, veicoli ibridi ed elettrici di nuova generazione. Un’alternativa alle soluzioni più convenzionali in silicio. I dispositivi basati sul carburo di silicio consentono “una maggiore efficienza del sistema, una commutazione più rapida, minori perdite e una migliore gestione termica”. Si possono quindi progettare unità di alimentazione più piccole e leggere caratterizzate da una maggiore densità di potenza. STM stima che con questo approccio un veicolo elettrico possa superare i 600 km di autonomia, ridurre il peso mediamente di 150/200 kg e stressare meno le batterie. Negli ambiti industriali e robotici, nonché negli alimentatori per server e nei sistemi di conversione dell’energia solare, rispetto al silicio, si possono registrare perdite di potenza inferiori, una riduzione delle dimensioni e dei pesi dei sistemi, e una riduzione del costo di possesso del 20%. L’investimento complessivo sarà spalmato in cinque anni e avrà anche il supporto finanziario dello Stato italiano nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Anche perché il Ministero delle Finanze è presente nell’azionariato con il 13,75% delle quote. A regime sono inoltre previsti 700 nuovi posti di lavoro.
Fonte Repubblica: Dario d’Elia