Verso un trattato mondiale per porre fine all’inquinamento da plastica

 

« Reduce, Reuse, Recycle ». A margine di un nuovo vertice che fino al 2 giugno ha riunito i delegati di 175 Paesi e 1.500 scienziati, queste tre parole riassumono da sole l’ambizione dell’ONU di “chiudere il rubinetto” del “fiume” di plastica che oggi si immette nell’ambiente. Sette anni dopo la Cop21 e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, la capitale francese si trova al centro della “diplomazia ambientale” e vuole gettare le basi per un accordo che dovrebbe essere pronto entro il prossimo anno, con l’obiettivo di porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040. D’altra parte, i Paesi con ambizioni ambientali “inferiori”, per lo più produttori di petrolio come l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, vogliono introdurre misure per incoraggiare la “circolazione della plastica” e il riciclaggio, escludendo così i limiti di produzione suggeriti dalla coalizione di cui sopra.

Tuttavia, come dimostrano gli studi attuali, le misure di riciclaggio della plastica sono attualmente destinate a fallire a causa del costo molto basso della plastica vergine, più competitiva di quella riciclabile, e del progressivo degrado della plastica (che ne limita la riutilizzabilità). L’urgenza di affrontare il cambiamento climatico, unita all’impasse attualmente rappresentata dall’alternativa del riciclo della plastica, sta spingendo molti esperti a optare per una soluzione più radicale per proteggere l’ambiente e la salute umana: “chiudere il rubinetto della plastica”.

Fonte Il Sole 24 Ore: E Comelli

« Reduce, Reuse, Recycle ». A margine di un nuovo vertice che fino al 2 giugno ha riunito i delegati di 175 Paesi e 1.500 scienziati, queste tre parole riassumono da sole l’ambizione dell’ONU di “chiudere il rubinetto” del “fiume” di plastica che oggi si immette nell’ambiente. Sette anni dopo la Cop21 e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, la capitale francese si trova al centro della “diplomazia ambientale” e vuole gettare le basi per un accordo che dovrebbe essere pronto entro il prossimo anno, con l’obiettivo di porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040. D’altra parte, i Paesi con ambizioni ambientali “inferiori”, per lo più produttori di petrolio come l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, vogliono introdurre misure per incoraggiare la “circolazione della plastica” e il riciclaggio, escludendo così i limiti di produzione suggeriti dalla coalizione di cui sopra. Tuttavia, come dimostrano gli studi attuali, le misure di riciclaggio della plastica sono attualmente destinate a fallire a causa del costo molto basso della plastica vergine, più competitiva di quella riciclabile, e del progressivo degrado della plastica (che ne limita la riutilizzabilità). L’urgenza di affrontare il cambiamento climatico, unita all’impasse attualmente rappresentata dall’alternativa del riciclo della plastica, sta spingendo molti esperti a optare per una soluzione più radicale per proteggere l’ambiente e la salute umana: “chiudere il rubinetto della plastica”.

Fonte Il Sole 24 Ore: E Comelli